Anatomia del movimento nel Taijiquan: Svelare la forza elastica e coesione tensionale del corpo.

Dopo oltre vent’anni dedicati all’insegnamento e alla pratica del Taijiquan, ho osservato un filo conduttore che unisce i neofiti più curiosi ai praticanti più avanzati: la ricerca di una comprensione più profonda. Non si tratta solo di eseguire una sequenza di movimenti, ma di incarnare i principi che la governano. Oggi, ci addentreremo nell’anatomia sottile del movimento del Taijiquan, esplorando come generare la leggendaria forza elastica (Jin) e come il concetto di tensegrità sia la chiave di volta per una pratica autentica ed efficace.
Il Cuore del Movimento: Apertura (Kai) e Chiusura (He)
Ogni singolo gesto nel Taijiquan, dal più ampio al più impercettibile, è una manifestazione del principio di apertura (kai) e chiusura (he). Questi non sono meri concetti filosofici, ma precisi eventi biomeccanici.
- Apertura (kai): Corrisponde a una fase di espansione. Pensa all’inspirazione. Il corpo si espande dal centro (il dantian) verso la periferia. Le articolazioni si aprono, i tessuti connettivi si allungano e l’energia viene “caricata” come una molla. Attenzione però, un errore comune è associare l’apertura a una semplice estensione muscolare. Invece, è un allungamento fasciale, un’espansione tridimensionale della nostra struttura.
- Chiusura (he): È la fase di condensazione e rilascio. Pensa all’espirazione. Il movimento ritorna verso il centro. L’energia accumulata nella fase di apertura viene rilasciata. È qui che la forza viene espressa con il fa-jin, da non confondere con il fa-li (ci torneremo con un prossimo articolo). La chiusura non è un collasso, ma un compattamento controllato che dirige la forza con precisione.
Immagina di strizzare e rilasciare una spugna: questa è l’essenza di “kai” ed “he”. La pratica costante di questo ciclo trasforma il corpo, rendendolo un sistema integrato e reattivo.
Coesione tensionale: L’architettura nascosta, del corpo.
Per comprendere come il corpo possa essere contemporaneamente forte e flessibile, dobbiamo introdurre il concetto di tensegrità o coesione tensionale. Mutuato dall’architettura da Buckminster Fuller (1895 – 1983 e che fu inventore, architetto, designer, filosofo e scrittore), descrive strutture che mantengono la loro integrità grazie a un equilibrio di elementi rigidi in compressione (le nostre ossa) e di elementi flessibili in tensione continua (la nostra rete fasciale, che include muscoli, tendini e legamenti).
Il corpo umano non è una pila di mattoni (ossa) tenuta insieme dalla malta (muscoli). È una struttura tensegrale connessa.
Esempio Pratico di Tensegrità: Provate questo semplice esperimento. State in piedi, rilassati. Ora, immaginate che la sommità della vostra testa sia tirata verso l’alto da un filo invisibile, mentre i piedi affondano delicatamente nel terreno. Sentirete immediatamente un senso di “allungamento” e “leggerezza”. Le vertebre si decomprimono non per uno sforzo muscolare, ma perché avete attivato la rete di tensione continua del vostro corpo. In questo stato, siete più stabili, reattivi e pronti al movimento. Questo è anche chiamato “peng Jin”, l’energia espansiva fondamentale nel Taijiquan e che è la manifestazione della tensegrità corporea., da non confondere con il “fang song” che è la capacità di portare il corpo ad uno stato di rilassamento attivo.
Quando pratichiamo, non muoviamo segmenti corporei isolati, ma sintonizziamo la tensione dell’intera rete fasciale. Una spinta sulla vostra mano non viene contrastata solo dal braccio, ma viene assorbita e ridistribuita istantaneamente in tutto il corpo, fino ai piedi. Questa è l’essenza della resilienza marziale.
Perché la Pratica Lenta? Nove modi per sviluppare il tuo gong fu.
La lentezza è il nostro laboratorio. Praticare lentamente ci permette di coltivare la consapevolezza propriocettiva necessaria a sentire e a guidare le sottili trasformazioni interne. Rallentare è essenziale per riprogrammare il sistema nervoso e passare da una forza muscolare “bruta” (fa-li) a una forza elastica, integrata ed esplosica (fa-jin).
Tuttavia, la pratica non è monolitica. Esistono generalmente nove modi di praticare (lian fa) per sviluppare il gong fu, che è l’abilità acquisita con lo sforzo, la pratica assidua, durante un lungo periodo di tempo):
- Lento e continuo: La base per costruire la struttura, la consapevolezza e il rilassamento (Song).
- Veloce e lento alternati: Inizia a introdurre la dinamica del rilascio di forza (Fa Jin).
- Kai-He (apertura/chiusura): Focalizzato sull’espansione e condensazione interna.
- Pratica con intenzione (yi): La mente guida il Qi, il Qi guida il corpo.
- Pratica delle applicazioni (yong fa): Comprendere il significato marziale di ogni movimento.
- Pratica a coppie (tui shou): Sviluppare la sensibilità per “ascoltare” la forza dell’avversario.
- Pratica con variazioni di ritmo: Passare fluidamente da movimenti lenti a esplosivi.
- Pratica con gli attrezzi: Armi come spada, sciabola e lancia estendono i principi del corpo.
- Pratica libera (san shou): L’applicazione spontanea dei principi in un contesto non preordinato.
Acquisire la forza elastica (jin)
La forza nel Taijiquan non deriva dalla contrazione muscolare isolata, ma dall’allungamento e dal rilascio del tessuto connettivo. Immagina di tirare un elastico: più lo allunghi (in modo controllato), più potente sarà il suo ritorno.
Nella pratica, questo si traduce nel “radicarsi” a terra e allungare il corpo in direzioni opposte durante la fase di Kai (apertura). Questo allungamento carica la fascia. Il successivo movimento di He (chiusura), coordinato con una rotazione del Dantian (il nostro centro di massa e motore energetico), rilascia questa energia in modo esplosivo e mirato. È una forza che attraversa il corpo senza sforzo apparente, sorprendendo chi la riceve per la sua pesantezza e capacità di penetrazione.
Efficacia marziale: Dall’arte al combattimento.
Molti vedono il Taijiquan come una ginnastica dolce, ignorandone la profonda efficacia marziale. L’errore risiede nel non comprendere che la pratica lenta è l’allenamento, non l’applicazione finale.
- Neutralizzare e reindirizzare: Grazie alla struttura tensegrale e alla sensibilità del Tui Shou, un praticante non si oppone alla forza con la forza. La assorbe, la reindirizza e la usa a proprio vantaggio, sbilanciando l’avversario nel vuoto.
- Colpi penetranti a corta distanza: Il Fa Jin non necessita di un’ampia carica. Può essere generato da un movimento di pochi centimetri, coordinando l’intero corpo in un’onda fulminea che si propaga attraverso la struttura dell’avversario.
- Leva e controllo articolare (qinna): Ogni movimento del Taijiquan nasconde leve articolari e tecniche di controllo. La comprensione dell’anatomia del movimento permette di applicare queste tecniche con minima forza e massima efficacia.
Il Taijiquan è un sofisticato sistema di ingegneria biomeccanica. La sua pratica, se affrontata con rigore tecnico e curiosità intellettuale, trasforma il corpo in una struttura resiliente, capace di generare una forza sorprendente. La lentezza è la nostra lente d’ingrandimento, l’anatomia la nostra mappa, e la tensegrità il principio architettonico che rende il tutto possibile. Dalla salute all’autodifesa, il viaggio nel Taijiquan è una continua scoperta del potenziale nascosto nel nostro stesso corpo.
Provare è semplice, chiama!