Il significato del “Quan”, tra tecnica e filosofia. L’arte del pugno nel flusso del Taijiquan.

Molti, osservando il Taijiquan, vedono movimenti lenti, aggraziati, quasi una danza con un partner invisibile. Si parla di salute, di flusso energetico, di meditazione in movimento. Tutto vero, ma incompleto. Per capire veramente cosa stiamo facendo, dobbiamo partire dal nome completo: Taijiquan.
Se togliamo il “Quan“, resta solo la filosofia, il principio cosmico del Taiji, l’equilibrio tra Yin e Yang. Se aggiungiamo il “Quan”, diamo a quel principio un corpo, una manifestazione concreta.
Quan in cinese significa letteralmente “Pugno”. Questo ci dice immediatamente la prima e ineludibile verità. Il Taijiquan è, nella sua essenza, un’Arte Marziale, non è solo un esercizio ginnico. È un sistema completo di combattimento, di difesa personale, dove ogni movimento – che sembri una carezza o un abbraccio – nasconde un’applicazione efficace e spesso sorprendente.
Non lasciamoci ingannare dalla lentezza. La lentezza è il nostro laboratorio. È come osservare il movimento di un albero al rallentatore per capire esattamente come le radici reagiscono al vento che agita i rami.
Quando pratichiamo, non stiamo solo muovendo il corpo, stiamo imparando a “sentirlo“. Questo è l’ascolto proattivo. Non ci chiediamo “Perché dovrei alzare il braccio in questo modo?”. Ci chiediamo “Cosa succede dentro di me quando alzo il braccio in quel modo? La spalla è rilassata? Il peso è ben distribuito in percentuale sul piede giusto? Riesco a controllare e capire il pieno dal vuoto?”.
È qui che l’aspetto salutare si fonde con quello marziale. Per sferrare un pugno efficace, o per deviare la forza di un avversario, non serve la forza bruta delle spalle o delle braccia. Serve un corpo unificato. È necessario che il movimento parta dal centro, dal Dantian, e si propaghi fluido fino all’estremità, come l’onda che si genera al centro di uno stagno e raggiunge la riva.
La vera efficacia del Taijiquan, il suo Quan segreto, sta nella sua semplicità ingannevole.
Immaginate di dover aprire una porta bloccata. Potete usare la forza bruta, spingere con tutta la vostra energia, magari facendovi male. O potete trovare il punto di leva giusto, applicando la forza solo dove è necessario, con l’intelligenza del corpo.
Il Quan del Taiji è questa intelligenza.
- Gestione dello stress come gestione della forza avversaria. Nella vita, lo stress ci blocca, ci rende rigidi, disperde la nostra energia. In un confronto, la rigidità è la nostra peggior nemica, perché offre all’avversario una struttura solida da poter rovesciare. Il Taiji ci insegna a restare elastici e “vuoti”, permettendo alla forza che ci viene incontro di passare oltre, come l’acqua che devia la roccia. Questa stessa elasticità mentale gestisce le pressioni quotidiane.
- L’Unità di movimento nella difesa reale. Ogni parata, ogni spinta, ogni presa nella forma è una risposta rapida e naturale. Non si tratta di imparare centinaia di tecniche complicate, ma di muoversi sempre come una singola massa. Se sono centrato e radicato, quando qualcuno mi spinge, spinge il mio centro di gravità, non solo il mio braccio. È come spingere un tronco galleggiante, la forza si trasferisce all’acqua, non blocca il legno. Questa è la difesa personale: essere così ben collegati da non offrire appigli.
Il beneficio del Taijiquan non è un regalo che cade dal cielo, ma il risultato di questa pratica meticolosa sul “come” e “cosa” muovere.
Il Taijiquan è un ponte che unisce la consapevolezza interiore, la calma, la salute (l’aspetto Yin) con l’applicazione realistica, la difesa, l’efficacia (l’aspetto Yang, il Quan).
Non praticate solo per l’ombra (l’immagine), che è di fronte a voi. Praticate per ascoltare la verità del vostro corpo. Sentite il terreno sotto i piedi come se foste un giovane albero che affonda le radici. Sentite il movimento nascere dal profondo, non dalla superficie.
Solo quando il vostro corpo si muove con questa sincerità e unità, vi accorgerete che l’abilità di difendervi, di gestire lo stress e di trovare la salute non sono tre cose separate, ma sono tutte contenute nel vostro Quan, il pugno consapevole e radicato che state coltivando.
Cosa proverete a fare dal 7 ottobre in palestra, per rendere un movimento più lento, “sincero” e unificato, partendo dalla radice? Ti aspettiamo alla prima lezione è di prova.
